Che cosa ci succede quando
veniamo colpiti da eventi drammatici? Come possiamo reagire di fronte a
situazioni traumatiche che ci fanno percepire l’estrema difficoltà di
rialzarci? Come riusciamo a dare nuovamente un senso alla nostra vita quando ci
sentiamo profondamente smarriti? Pensiamo per esempio ai momenti in cui viviamo
un grave lutto, la perdita del lavoro, la malattia di un famigliare.
Il senso di angoscia
spesso è totale.
Non esiste ovviamente
un’unica risposta a queste domande, molto dipende dalle caratteristiche di
personalità del singolo individuo, dal contesto in cui è inserito, dalla rete
relazionale di appartenenza, ecc. Ci sono persone che dopo essere state colpite
da eventi drammatici non trovano gli strumenti per rialzarsi. Per loro è come
se il tempo si fosse fermato lì, cristallizzando qualunque forma di energia
vitale. Altre invece traducono in una
valida spinta verso il futuro un’esperienza fortemente negativa e la componente
emotiva che la contraddistingue. Varie e notevoli sono dunque le differenze
individuali.
La resilienza è la
“capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di
riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. E’ la
capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la
vita offre, senza perdere la propria umanità.
Persone resilienti sono quelle che immerse in
circostanze avverse riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni
previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio
alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti” (Bonfiglio et al. 2012).
In altre parole, si tratta di riuscire ad accogliere
il dolore e le emozioni che derivano da gravi eventi di vita anzichè tentare di
combatterli sentendosi privati delle proprie energie fisiche e mentali. Il
dolore diventa un aspetto della nostra vita, e non la nostra vita, seppure con
uno spazio molto esteso ma senza necessariamente essere pervasivo al punto da
impedirci di vivere una vita soddisfacente. In questo senso il dolore sembra
rappresentare un’opportunità di cambiamento.
In tema di resilienza vorrei raccontarvi una storia...
Ema aveva 16 anni quando lo scorso anno, in una fredda
notte di inverno, sotto l’effetto di una sostanza stupefacente non meglio
identificata offertagli da “amici” e che gli ha profondamente alterato la
percezione della realtà, si getta nelle gelide acque del fiume della sua città.
Annega.
I suoi genitori e le sue sorelle, e tutti coloro che
lo amavano, sconvolti dal dolore, restano increduli di fronte a questo dramma
di dimensioni cosmiche e, tra le altre cose, non si spiegano l’assunzione di
una droga da parte di Ema che non era un tossicodipendente e che appariva come
un ragazzo sereno e pieno di vita ma che evidentemente celava una sua fragilità.
Il papà di Ema, Gianpietro, dopo la morte del suo
amato figlio e consapevole dell’irreversibilità degli eventi, decide di dare un
senso a questa perdita. Nasce così la Fondazione
Ema Pesciolino Rosso per prevenire il disagio giovanile ed essere d’aiuto a
tanti ragazzi e ai loro genitori.
Attraverso progetti, interventi nelle scuole, incontri
nelle piazze, pubblicazione di libri e molto altro, e con la collaborazione di
professionisti, la Fondazione si rivolge ai giovani e ai loro famigliari per
prevenire, riconoscere e gestire il disagio. Vuole stimolare la presa di
coscienza circa l’importanza del dialogo tra genitori e figli, alimentare
fiducia nei giovani. Questi sono solo alcuni degli obiettivi cha la Fondazione
si pone.
Tantissime le persone che rispondono alle iniziative
con la fiducia di chi crede nella possibilità di cambiare.
Il progetto creato è estremamente rappresentativo
della capacità di resilienza, il dolore non viene eliminato, non è possibile,
diventa però un elemento con il quale convivere e che non impedisce di dare
voce alla spinta vitale che ciascuno di noi possiede ma che spesso non siamo in
grado di riconoscere. In questo senso,la scelta del papà di Ema e dei suoi
famigliari è solo uno dei possibili modi di reagire al dolore, forse quello più
vitale....
Per chi fosse interessato ad approfondire i contenuti
esposti e la storia di Ema:
Sito Internet: www.pesciolinorosso.infoPagina Facebook: Fondazione Ema.Pesciolinorosso
Dott.ssa Michela Donini
Psicologa Clinica e PsicoterapeutaCentro Familia, Melegnano (MI) via Turati 5
www.centrofamilia.it
centrofamiliamelegnano.blogspot.it