lunedì 24 febbraio 2014

IL PICCOLO PRINCIPE, un libro bellissimo per tutte le età (Art tratto da www.stateofmind.it)


Articolo di Gianluca Frazzoni www.stateofmind.it 

  

Il Piccolo Principe

Un magico trattato di Psicologia umana





Il Piccolo Principe

“Il Piccolo Principe” racconta con parole spiazzanti cosa significa stare in relazione, cosa significa condividere realmente un affetto autentico.

E’ una descrizione capace di arrivare all’ascolto di un bambino libero da sovrastrutture e di penetrare con la stessa forza nella consapevolezza di un adulto persuaso della propria complessità.

La parola all’opera.
Non posso giocare con te“, disse la volpe, “non sono addomesticata
Che cosa vuol dire ‘addomesticare’?”
E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei legami’…
Creare dei legami?
Certo“, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo
…”La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…

…”Non si conoscono che le cose che si addomesticano. Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!”
…”Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…Ci vogliono i riti. Anche questa è una cosa da tempo dimenticata
…E quando l’ora della partenza fu vicina:
Ah!“, disse la volpe, “…piangerò
La colpa è tua“, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…
E’ vero“, disse la volpe.
Ma piangerai!“…”Ma allora che ci guadagni?
Ci guadagno“, disse la volpe, “il colore del grano
…”Addio“, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi“.
In poche righe, gli elementi fondamentali di ciò che la relazione rappresenta per l’essere umano. Pardon, di ciò che dovrebbe rappresentare per l’adulto se fosse compresa appieno. E di ciò che rappresenta per un bambino, che appieno la comprende.
















lunedì 10 febbraio 2014

MAI SENTITO PARLARE DI GASLIGHTING?


 Leggete qui...


http://www.stateofmind.it/2014/02/gaslighting-forma-violenza-psicologica/

ASPETTATIVE E RELAZIONI (articolo tratto da www.crescita-personale.it)

Sul sito www.crescita-personale.it ho letto questo articolo interessante di Rita Maria Esposito che vorrei suggerirvi


L’aspettativa ed il sistema delle aspettative

Un’aspettativa è un comportamento oppure una qualità che tendiamo ad “aspettarci” da una situazione e soprattutto dalle altre persone in contesti e circostanze che riguardano anche noi.
Un’aspettativa è unidirezionale in quanto nasce da noi stessi, ed ha, infatti, un unico polo cioè la persona che la possiede: noi. Il problema è che nella realtà, ogni situazione e circostanza, ha almeno due poli. Se da una parte c’è la nostra aspettativa, dall’altra ci sono gli ostacoli, gli imprevisti, la fatica, le opportunità che possono non presentarsi, i limiti nostri personali e dell’altro. Nelle relazioni affettive l’altra persona, essendo tale, non è da considerarsi un prolungamento di ciò che siamo e non, in ultimo, corrispondente alle nostre aspettative.
Il sistema delle aspettative, come ogni sistema, va conosciuto e riconosciuto, ma soprattutto non va certamente sopravvalutato. Un’aspettativa è anche un’aspirazione, un desiderio, un sogno, un’attesa che, come già detto, non può che muovere da se stessi, ma che andando verso gli altri e il mondo deve, necessariamente, considerare l’altro come una persona autonoma, con le sue aspirazioni le quali meritano lo stesso rispetto delle nostre.
 

Aspettative e relazioni

Generalmente le relazioni con le altre persone divengono estremamente difficili da gestire quando ci avviciniamo all’altro con un bagaglio eccessivo o eccessivamente rigido di aspettative. Avere delle aspettative nei confronti dell’altro spesso vuol dire anche essere giudicanti nei suoi confronti, qualora l’altro non incontri e soddisfi le nostre aspettative. Il che, ovviamente, accade quasi sempre.
Inoltre, mentre noi siamo portatori di queste aspettative l’altro respira in noi dalla nostra comunicazione sia verbale che non, sappiamo bene la forza comunicativa di semplici gesti, espressioni del volto o sguardi; un atteggiamento giudicante di chi in un certo senso attende che l’altro cada in un punto di insicurezza ed errore.
Chiaramente la condizione psicologica in cui rischiamo di mettere l’altra persona non è certo per lei rassicurante, anzi: probabilmente il nostro più o meno implicito atteggiamento susciterà delle reazioni di insicurezza tali che la persona realmente, sentendosi in difficoltà, potrebbe apparire diversa da quello che è, per paura della reazione che teme di suscitare in noi.
 

Aspettative e delusioni

All’interno di una relazione, soprattutto i primi tempi all'interno di rappoto di coppia, si tende facilmente a proiettare le nostre aspettative sugli altri. Questo ci porterà con grande probabilità ad rimanere sempre delusi, perché è decisamente più probabile che l’altro si comporti diversamente da noi.
Un altro meccanismo che porta facilmente a sentirci delusi, è che spesso l’aspettativa viene trasformata in necessità. Di conseguenza, ci si aspetterà qualcosa dall’altro perché siamo abituati che le cose vadano in un certo modo, perché magari nella nostra relazione precedente era così e tendiamo a reiterare i comportamenti.
Il limite di questo atteggiamento è che se succede qualcosa di nuovo e potenzialmente anche di migliore, non ce ne accorgiamo, in quanto per noi non è perfetto solo perché non rientra in ciò in cui eravamo abituati. Questo modo di fare però si basa sui ricordi, sul passato, e non necessariamente è ciò di cui avremmo bisogno nel presente, visto che forse se rivivessimo adesso le stesse esperienze non avrebbero il medesimo senso e significato. Perché le cose cambiano e, soprattutto, noi cambiamo.

Come si evolve la relazione di coppia?

 
Un altro motivo per cui aspettativa potrebbe fare rima con delusione è che tendiamo ad associare i comportamenti degli altri con degli ideali completamente personali, creati solo ed esclusivamente da noi, a polo unico appunto, a partire dalle esperienze passate o da nostre convinzioni che ci portano dunque a credere che ad una determinata azione o parola possa corrispondere un significato attribuito.
In fondo l’universo è infinito e infiniti sono i modi di essere di ogni uomo. Collocare e interporre le nostre aspettative tra noi e loro ci spinge verso l’unico e dolente rischio di non conoscere e incontrare l’altro per ciò che esso effettivamente è, limitando fortemente le infinite possibilità che potrebbero esserci per ognuno di noi. E sicuramente l'altro è molto meglio di quanto ci aspettiamo, sicuramente è qualcosa di nuovo, qualcosa di bello da scoprire, un’avventura da vivere e una nuova unicità da incontrare.
Il rischio è di non sentire che il proprio destino sta bussando alla porta, solo perché aspettiamo che suoni il campanello.



mercoledì 5 febbraio 2014

SOFFERENZA E SENSIBILITA'

" Le persone temprate dalla sofferenza hanno affinato una sensibilità speciale.
Sanno essere dolci e non sdolcinate, sanno essere dure senza far male, sanno dosare la rabbia distinguendola dall'odio, sanno il significato del silenzio, sanno distinguere l'essenziale dal superfluo, conoscono il peso delle lacrime e il valore di un brivido e soprattutto sanno che nulla è dovuto e ciò che hai puoi sempre perderlo"

(Giuseppe Donadei)

Accedere alle proprie emozioni con l'aiuto dello psicologo significa, accoglierle, elaborarle, renderle accessibili e riuscire a gestirle.
Quando viviamo la sofferenze senza "vederla" non ci diamo la possibilità di accedere alla serenità condannandoci al dolore.

martedì 4 febbraio 2014

DEDICATO ALLE DONNE

"In tutte le donne, soprattutto quando entrano nell'età matura, alberga una forza sotterranea e invisibile che si esprime attraverso intuizioni improvvise, esplosioni di energia, acute percezioni, slanci appassionati: un impulso travolgente e inesauribile che le spinge ostinatamente verso la salvezza, verso la ricostruzione di qualsiasi integrità spezzata. Come un grande albero che, per quanto minacciato dalle malattie, colpito dalle intemperie, aggredito dalla furia dell'uomo, non muore mai, ma miracolosamente e con pazienza continua a nutrirsi attraverso le proprie radici, si rigenera e rinasce per mantenere il proprio spirito vitale così da poter generare nuovi germogli cui affidare questa eredità inestimabile"

Tratto da "La danza delle grandi madri" di Clarissa Pinkola Estes

 


 
 

lunedì 3 febbraio 2014

CAMBIARE LA REALTA'?

" Non possiamo cambiare una gran quantità di cose o piuttosto la quasi totalità di queste cose. Però, possiamo cambiare il nostro modo di comportarci nei confronti di quelle cose"


(Seneca)

L'UMORE TRISTE DELLA NEO-MAMMA

Nella vita di una donna, la nascita di un figlio è un evento straordinario. Lo è ancora di più quando il concepimento è avvenuto dopo grandi difficoltà  talvolta accompagnate dalla perdita di speranza circa la possibilità di una gravidanza. In questi casi l'investimento affettivo della futura mamma è ancora più elevato rispetto alle donne che vivono una gravidanza "fisiologica" con piena fiducia e spontaneità.
 
In entrambi i casi, la nascita del bambino, dopo grandi aspettative di felicità può invece essere accompagnata da una costellazione di segnali che rendono difficile occuparsi del neonato.
Umore vulnerabile e facilità al pianto sono da considerarsi normali nei primi giorni dopo il parto data la tempesta ormonale.


Ma se si aggiungono calo dell'appetito nonostante l'allattamento, riduzione di peso eccessiva, mancanza di piacere nell'occuparsi del neonato, stanchezza estrema  che non rientra neanche dopo un riposo adeguato, allora siamo di fronte ad una situazione molto critica che necessita di essere presa in carico. Diversamente osserveremo conseguenze gravi sulla salute della mamma e del suo bambino.
L'aiuto dei familiari in questi casi è una risorsa preziosissima, ma diventa necessario anche l'intervento dello psicologo che saprà valutare il quadro e dare le giuste indicazioni per gestire la sintomatologia depressiva.
Spesso la neomamma non ha la giusta consapevolezza della gravità dei sintomi, le persone intorno a lei possono costituire un veicolo d'accesso alla corretta richiesta di auto senza vergogna e con meno difficoltà.